Trent’anni fa, il 17 marzo del 1992 ci fu in Sudafrica un referendum che contribuì al susseguirsi delle trattative destinate anche a concludere il triste capitolo dell’apartheid.
L’allora leader del Partito Nazionale presidente Frederik Willem de Klerk manifestò l’intenzione di proporre tale referendum nel mese di febbraio dell’anno 1992. Fu però ben due anni prima del referendum del 1992 che si diede inizio al percorso verso la fine dell’apartheid, quando il presidente Frederik Willem de Klerk fece un discorso al Parlamento. Grazie a tale discorso infatti furono riabilitati gruppi anti aparheid, precedentemente dichiarati fuori legge e fu fondata l’istituzione della Convenzione per un Sudafrica Democratico. Quest’ultima aveva come obiettivo sia una nuova costituzione sia un nuovo modello di governo eletto dall’intero popolo.
Il referendum del 17 marzo 1992 citava: “Sostieni il proseguimento del processo di riforma che il Presidente ha iniziato il 2 febbraio del 1990 e che è volto a dare una nuova costituzione attraverso un processo di negoziazione?”. I votanti, rappresentati da solo l’elettorato bianco, votarono a favore per il 68,7% degli aventi diritto. Le motivazioni per una decisione positiva potrebbero anche essere derivate più dal timore dell’imposizione di nuove sanzioni internazionali e non dal desiderio di abolire l’apartheid. Ma questa votazione favorevole al referendum segnò comunque un’importante svolta e contribuì alla continuazione delle riforme necessarie.
Dal referendum del 17 marzo 1992 alla fine dell’apartheid
Il giorno del referendum l’affluenza fu davvero elevata per il periodo storico. Si recano infatti al referendum quasi tre milioni di aventi diritto. E di questi votanti quasi due milioni si espressero a favore. Successivamente al referendum del 17 marzo 1992 la strada verso la fine dell’apartheid fu lunga e tortuosa, ma portò nel giorno del 27 aprile del 1994 alle prime elezioni in Sudafrica aperte a tutta la popolazione, senza più ingiuste distinzioni.